La moda deve cambiare per sopravvivere: intervista a Drip Dossier L’account insider della fashion industry ci parla del mondo luxury dopo il covid e della sua necessità di cambiamento

Nell’enorme calderone di account Instagram dedicati alla moda, tra suggerimenti sull’outfit giusto e foto per flexare l’ultimo cop, Drip Dossier rappresenta una ventata di novità per chiunque voglia apprezzare l’idea nascosta dietro un brand o un capo. Dai post dedicati a Kanye West alla recente collabo con Grailed, l’account Instagram di Drip Dossier è diventato una piccola enciclopedia del mondo della moda, spaziando tra brand e creator in un'indagine su un mondo in continuo cambiamento.

Per questo abbiamo deciso di scambiare qualche email con Drip Dossier per capire il presente e il futuro dell’industria dopo il covid, tra Phygital e la necessità di reinventare un sistema.


Come nasce Drip Dossier?

Nasce dall’intenzione di avere un occhio attento al mondo del design, troppo spesso digerito troppo velocemente senza apprezzarne le intenzioni. Tra la moda, l’architettura e l’industrial design siamo circondati da una grande quantità di lavori incredibili. Non avendo studiato design, trovo estremamente soddisfacente prendermi il mio tempo per fare un po’ di ricerca e scoprire cosa si nasconde dietro ogni cosa.

Con le vendite in calo e alcuni brand indietro con le strategie di rinnovamento, pensi che esista un rischio reale di doversi ridimensionare o peggio fermare?

I retailer fisici andranno incontro a una serie di difficoltà mai viste prima. L’effetto è stato particolarmente pesante qui negli Stati Uniti, dove abbiamo visto i fallimenti di alto profilo di nomi come J Crew e Nordstrom, ma anche dei negozi più piccoli che aggiungevano un valore importante alle loro comunità.

Per il futuro, è importante pianificare partendo dalla certezza che le misure di distanziamento sociale e altre precauzioni rimarranno con noi a lungo. Significa eventi ridotti e più cancellazioni, quindi bisogna adattarsi. Penso che questo cambiamento aiuterà l’acquirente medio… dopotutto starà ai brand trovare il modo di far arrivare il loro messaggio ora che non potremo più andare negli store o agli eventi. Saremo tutti sullo stesso piano in un’esperienza vissuta in remoto, indipendentemente da dove viviamo.

In definitiva, per rialzarsi da questa situazione i brand dovranno ripensare la loro idea di moda? Bisogna rallentare per sopravvivere?

Il calendario delle collezioni, da tempo alla ricerca di un cambiamento, potrebbe finalmente essere costretto a evolversi a causa della pandemia. Mentre i brand più piccoli sono da sempre più dinamici e capaci di crearsi i loro piani, i leader di questo settore si stanno aprendo solamente adesso al cambiamento. Abbiamo visto Gucci mettere in scena il suo ultimo show fedele al vecchio calendario, per poi passare a due show all’anno invece dei cinque tradizionali. Recentemente il British Fashion Council ha creato un manifesto con il Council of Fashion Designers of America per chiedere ai designer di ripensare il loro business model. Si parla di limitare le collezioni a due all’anno ma mostrandole in una delle capitali della moda per “evitare lo sforzo a buyer e giornalisti di viaggiare costantemente”. Personalmente sono favorevole a qualsiasi cambiamento che contempli un rallentamento dell’industria. Dobbiamo scegliere se volere meno vestiti che ci sembrano vecchi dopo una stagione o se volerne di più che richiedono tempo ma che durano più a lungo.