The New Italian Masculinity - nss magazine Digital Cover N.02 La terza digital cover di nss magazine esplora il mondo della mascolinità contemporanea in Italia

Nelle ultime settimane, il dibattito pubblico riguardante la natura e la definizione di mascolinità è stato in fermento. In seguito alle esibizioni di Achille Lauro al festival di Sanremo, che ha prevedibilmente scosso l’opinione pubblica con i suoi appariscenti outfit di Gucci ed esprimendo con grande trasparenza le proprie opinioni sul concetto contemporaneo di mascolinità, il dibattito pubblico attorno all'argomento si sta animando rivelando sia arretratezze culturali sia spiragli di apertura per il futuro. 

La questione è improvvisamente diventata molto popolare e sebbene molti l’abbiano trattata come una novità, la realtà è che la presenza di sfumature all’interno dello spettro della mascolinità è un concetto vecchio di decenni che l'Italia sembra aver appena riscoperto solo adesso. 

A livello internazionale, il concetto di mascolinità fluida è stato ampiamente normalizzato da celebrità come Billy Porter, Harry Styles ed Ezra Miller che ne hanno presentato al pubblico diverse declinazioni. Parlando dell’Italia, invece, il concetto ha iniziato a essere introdotto nel discorso pubblico da brand come Gucci e Ermenegildo Zegna, mentre più di recente da artisti come Achille Lauro e Ghali.
La terza Digital Cover di nss magazine è dedicata alla New Masculinity: con un editoriale del fotografo Boris Ovini abbiamo esplorato l'argomento cercando di incoraggiare il dibattito intorno all'argomento intervistando Guido Giovanardi, dottore di ricerca nel dipartimento di Psicologia dinamica e clinica dell'Università La Sapienza di Roma e psicoterapeuta che si occupa di identità di genere. 

 

Credits
Photography Boris Ovini
Photographer's assistant Marco Pistolesi 
Styling  Riccardo Maria Chiacchio
Casting Director Sabrina Mostrangelo
Hair Daniella Magginetti @closeupmilano 
Makeup Vanessa Geraci 
Creative Direction nss magazine
Creative Producer Jordan Anderson
Production Coordinator Ali Kiblawi
Production nss factory

Le prime tracce del concetto di mascolinità fluida risalgono agli anni '70 e '80, un momento privilegiato per l'esplorazione delle diverse manifestazioni e interpretazioni della sessualità, dell’espressione personale e del linguaggio artistico. Fu quando figure come Boy George, Prince e David Bowie idearono un nuovo modo di esprimere se stessi e la propria musica attraverso costumi e apparenze androgine. L'esperienza visiva ed estetica delle loro esibizioni divenne tanto interessante e appagante quanto la musica stessa.

La risposta italiana coeva a queste spinte innovatrici giunse con Renato Zero, la prima pop star androgina del paese, che si allineò agli stilemi del glam rock utilizzando make-up e costumi vistosi e stravaganti. Ognuno di questi artisti era femminile in modi diversi, il che a sua volta ha reso accettabile e popolare l’ammirazione della figura femminile, rendendo di riflesso gli uomini più consapevoli del valore estetico del proprio corpo. 

 

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I marchi di moda italiani hanno tenuto il passo internazionale per rimanere rilevanti alle nuove generazioni, motivo per cui brand come Gucci, Zegna e più recentemente Fendi, sono stati le forze trainanti per un approccio più aperto alla mascolinità e al genere. Per l'ultima sfilata maschile di Gucci, nata con l'intento di distruggere il concetto di mascolinità tossica, il designer Alessandro Michele ha creato una collezione che combatte l'ideale della società occidentale della virilità macho. 

“La mascolinità tossica, infatti, nutre abusi, violenza e sessismo. ... produce oppressori e vittime allo stesso tempo. Sembra necessario suggerire una diserzione, lontano dai piani e dalle uniformi patriarcali. È tempo di celebrare un uomo libero, di praticare l'autodeterminazione, senza vincoli sociali, senza sanzioni autoritarie, senza stereotipi soffocanti", si legge nel comunicato stampa del brand. 

Ermenegildo Zegna, d'altra parte, avendo a lungo creato menswear classico, ha recentemente collaborato con una delle più importanti organizzazioni umanitarie italiane, CESVI, per promuovere cambiamenti comportamentali positivi, attraverso una campagna che mette in discussione What Makes a Man. Piuttosto che spiegare che cos'è la mascolinità, lo scopo è quello di facilitare la discussione e l'esplorazione di diverse manifestazioni e interpretazioni della mascolinità. Ma la moda ha davvero un potere tale da riuscire ad introdurre un nuovo modo di pensare? 

“Credo che i marchi di moda possano sicuramente contribuire ad influenzare questo tipo di cambiamenti. Ad esempio, l'intera esperienza di Achille Lauro al festival di Sanremo, sotto un alto livello di omofobia e anche di sessismo con i recenti commenti di Amadeus. È stato in grado di aprire una conversazione su cosa significhi essere maschili, indipendentemente dal fatto che il feedback fosse positivo o negativo, il punto era che la conversazione era aperta e i suoi vestiti avevano un ruolo simbolico nell'aprire quella porta”, ha spiegato il dott. Giovanardi. 

Questi gesti, insieme alla generazione Z, essendo uno delle Generazione più aperte nella loro visione delle norme di genere, sono i principali fattori di ciò che accelererà il ritmo delle cose a livello locale.

"Sono abbastanza fiducioso che le cose cambieranno con questa generazione. A scuola, il comportamento omofobo è stigmatizzato. Uno dei principali fattori psicologici di protezione contro il bullismo è la possibilità di avere alleati, di avere persone e amici che ti supportano e proteggono, e credo che questa comunità di supporto sia cresciuta notevolmente, grazie al nuovo materiale scolastico, agli aspetti culturali e serie tv che propongono immagini positive. Questa generazione di adolescenti è anche molto aperta, non solo alla sessualità, ma sta sperimentando con la fluidità e neutralità di genere, sta gettando via tutte le etichette e aprendo uno spazio potente in cui la sperimentazione sana si svolge", ha concluso il dott. Giovanardi.

Ciò significa che a livello locale, sebbene le cose si stiano muovendo lentamente, si stanno comunque muovendo verso la direzione giusta, e nonostante la Gen Z negli Stati Uniti sembrerebbe essere più avanti nell'accettazione e nella normalizzazione della sfocatura dei ruoli di genere rispetto alla Gen Z in Italia, l'importante è che siano entrambe altrettanto aperte. Il semplice fatto che stiamo avendo questa conversazione in sé è un segno che il terreno è stato ufficialmente mosso per un cambiamento positivo.