Una nuova mostra esplora la sovversiva cultura del bootleg nella moda Quando la contraffazione diventa un vero e proprio linguaggio artistico

Fino a poco tempo fa l'acquisto di un capo d'abbigliamento o di un accessorio falso era un’eresia, un'azione di cui vergognarsi e, molto spesso, l’inequivocabile indizio di un portafogli vuoto. Ora le cose sono cambiate e sempre più designer importanti inseriscono all’interno delle loro collezioni ispirazioni fake. Ricordate quando Palace Skateboards rielaborò la medusa di Versace o quando Alessandro Michele per la stagione Resort 2017 ha proposto le T-shirt Guccy con il logo che rievocava le contraffazioni del marchio popolari negli anni '80? E che dire di Ava Nirui di @avanope che ha costruito la sua carriera ricamando Gucci su felpe Champion e fondendo Carhartt con il nome Chanel? Anche se il merito di aver imposto il trend va a Vetements con la capsule collection Official Fake nella quale presentava un remix di articoli creati su misura per il mercato coreano.  

La dualità tra reale e falso ormai è diventato un vero e proprio un linguaggio artistico incredibilmente rilevante per il XXI secolo. The Real Thing è l’occasione per riflettere su questo e su come i brand influenzino la percezione di noi stessi e del mondo che ci circonda.

The Real Thing rimarrà aperta dal 7 febbraio al 2 maggio 2020 presso la Fashion Space Gallery di Londra. L’entrata è gratuita.