
Perché siamo tutti ossessionati da Raf Simons? Un'analisi delle innovazioni che hanno reso lo stilista belga il padre dell'high-street-end
Da dove ha origine questa diffusa ossessione per Raf Simons?
Cosa lo ha reso un designer così influente culturalmente, da costituire uno dei pilastri della contemporaneità?
Tutto è cominciato all'inizio degli anni '90, quando Jean Paul Gaultier scatenò la Grunge Wave, il cui spirito rivoluzionario ha trasformato il modo stesso in cui la moda veniva percepita. Fu un cambiamento così profondo e repentino, che anche le riviste più autorevoli non tardarono ad abbracciarlo. Qualcuno certamente ricorderà l'editoriale Grunge and Glory di Grace Coddington e Steven Meisel, uscito su Vogue nel 1992 e diventato poi manifesto di quel glorioso periodo di trasformazioni. Così la moda entrava in contatto con la gioventù e con il vestire quotidiano: era nata la moda contemporanea.
È in quel periodo di trasformazioni che Raf Simons, formatosi come industrial designer, inizia ad avere un sempre maggior interesse nei confronti dell’abbigliamento; un terreno fertile per le giovani menti creative e per le avanguardie culturali. Per anni il suo occhio si era affinato guardando le collezioni di Helmut Lang e del protégée di Gaultier, Martin Margiela. Fu proprio la collezione Ready-To-Wear93, All White, di Margiela il primo show a cui Raf Simons prese parte. In quei primi anni '90, Raf stava portando aventi un internship presso lo studio di design di Walter Beirendonck, che insistette per portarlo con sé alla fashion week di Parigi. Il background come furniture designer e la passione per l''avanguardia sono i due elementi che hanno spinto Raf Simons ad avvicinarsi al fashion design e rimangono tuttora distinguibili nel suo stile.
Quando nel 1995 lanciò ufficialmente l'omonimo brand, era esplicito fin dalla primissima collezione il legame che univa il designer agli ambienti dell'underground artistico e musicale.
Le stampe più note della sua prima collezione Sea of Desires e Inverse Future manifestavano una profonda conoscenza della graffiti art e della skate culture, dimostrando l'interesse del designer nel re-inventare la strada, divenendo così uno splendido esempio della "trickle up theory" - una corrente di pensiero secondo la quale, da un certo momento in poi, è la strada ad influenzare la moda e non più viceversa.
C'è poi quella più vasta e meno istruita fetta di ammiratori di Raf Simons, che deve la sua esistenza al boom di endorsement del brand da parte di celebrità e hip-hop stars negli ultimi anni. Con la nascita dei cosiddetti "fashion rapper" l'attenzione degli artisti nei confronti di brand, ritenuti fino ad allora di nicchia, come Rick Owens, Raf Simons, Helmut Lang o Jil Sander ha portato a questi ultimi un pubblico inaspettato. C'è poi da aggiungere, per quanto riguarda Raf Simons, che ogni qual volta una celebrità faccia la sua comparsa, indossando un capo di archivio ultra-raro, questo gli è stato probabilmente prestato dallo stylist e collezionista David Casavant, che possiede nel suo appartamento di Manhattan una vastissima collezione che vanta più di 2000 pezzi.
“I like creating something that is not only about me, it’s about people who can relate to that thing and, all together, it becomes an environment”,
ha dichiarato il designer belga durante un intervista a 032c. Ed è esattamente ciò che Raf ha fatto. Gettare, anno dopo anno, collezione dopo collezione, le basi per un nuovo ambiente aiutando a plasmare, con il suo occhi critico e l'attenta osservazione del fashion system, quella che oggi viene definita "estetica contemporanea".