
Marta Pignatelli Politecnico di Milano
Design della moda, III anno
24 anni
Milano
Com’è cambiata la tua quotidianità? Che cosa fai per impegnare la tua giornata?
Nel complesso la quotidianità è rimasta sempre la stessa, noi studenti del Poli non siamo famosi per il tempo che dedichiamo alla nostra vita sociale. I ritmi sono sempre serrati, anche se essendo sempre a casa si riescono a gestire meglio. Ora la notte non dormo per l'insonnia, non per finire i progetti, ma questa è un'altra storia.
Mi sono creata ormai la mia routine. Sveglia alla mattina non troppo presto, caffè, qualche esercizio e subito al pc per controllare le email dei professori che revisionano i miei progetti. A seconda delle loro risposte e del planning giornaliero faccio ricerca sui testi che ho a casa e su internet per scrivere la mai tesi di laurea, impagino il mio portfolio, mi porto avanti con la creazione di stampe digitali, cartamodelli e gli outfit dei miei progetti, rigorosamente costruiti con il materiale che ho (fortunatamente) accumulato negli anni nei cassetti.
Il tuo lavoro si nutre di creatività. In questa quarantena qual è la soluzione per continuare ad essere creativi? Quali sono i tuoi spunti?
È molto difficile mantenere la concentrazione e trovare tutti gli stimoli necessari in questo periodo. Spesso io e i miei colleghi ci scambiamo idee e pareri reciproci per darci un senso di normalità e sentirci come stessimo lavorando sullo stesso tavolo. La soluzione che ho trovato per riuscire a mantenere il flusso creativo quando lavoro è di sicuro del buon jazz in sottofondo che a volte può anche essere hip-hop, 10 minuti di mindfulness/meditazione quando inizio a deconcentrarmi e una dose di ispirazione artistica giornaliera che può venire da un film, un libro d'arte, magazine o una pagina Instragram particolarmente suggestiva. Nonostante la buona volontà di giorni improduttivi ce ne sono e angosciano alla grande.
Qual è la tua paura più grande in questo momento?
A parte l'idea di non tornare mai più ad una socialità simile a quella di prima, la paura più grande che affronto in questo momento è l'immobilità. Mi sento un po' come in Aspettando Godot, aspettando qualcosa che neanche io so cosa sia o quando arriverà.
Stai già immaginando un futuro post-Coronavirus?
Come molti della mia generazione (e non solo) immagino un futuro più umano. Un mondo in cui il consumismo e lo sfruttamento isterico delle risorse al solo scopo di lucro siano finalmente rimpiazzati dal buonsenso e dalla consapevolezza generale del rispetto per il Pianeta, comportamenti che andranno ad influenzare solo positivamente i mercati e le relazioni tra i diversi paesi: la collaborazione e un'economia circolare sono la base dell'unico futuro plausibile per questa Terra: o così o siamo estinti prima del 2050.