Come la pandemia sta cambiando il settore beauty Dal "eyeliner effect" agli acquisti sempre più digital

In principio era il lipstick effect, ovvero letteralmente “l’effetto rossetto”, quel piacere quasi proibito di togliersi un piccolo vezzo superfluo anche in un momento di crisi. Teorizzata in occasione della Grande Depressione e da allora rivelatasi sempre valida, anche in circostanze davvero tragiche come quelle dell’11 settembre, questo assunto oggi si basa su un nuovo oggetto del desiderio.

Complici l’impossibilità di uscire di casa e la mascherina che copre mezzo viso, senza dimenticare ovviamente i meeting su Zoom e le decine di video chiamate a cui abbiamo partecipato dall’inizio della quarantena, oggi possiamo osservare piuttosto un eyeliner effect. Tradotto: vogliamo darci un tono e avere un aspetto curato anche a casa, senza per forza strafare con un make-up d’impatto.

Nonostante nel 2019 le abitudini di consumo avessero già iniziato a cambiare, da un calo dell’acquisto di prodotti di makeup e relativa crescita di quelli per la cura della persona e del viso, il lockdown ha rimescolato le carte, o meglio, il beauty case. In tantissimi paesi si è avuto infatti un incremento della vendita di prodotti per gli occhi: eyeliner appunto ma anche mascara, palette di ombretti, correttori, creme contorno occhi, le amate ciglia finte nei paesi anglosassoni e tanta tanta skin care.

In Cina, dove il settore della cosmesi è già altamente digitalizzato (tra il 20-40% delle vendite di un beauty brand cinese avviene online), si stima che le attività commerciali potrebbero tornare alla normalità per luglio, ma import ed export rimarranno ridotti almeno fino alla fine del 2020. Questo potrebbe favorire i brand e i produttori nazionali e l’online potrebbe quindi tornare in nostro soccorso, ancora una volta.